Luisella Urietti

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Si rischia di tornare al lavoro
più fragili dopo il Covid

rischia di tornare al lavoro

Il lungo periodo dell’emergenza sanitaria ha messo a dura prova ognuno di noi, fisicamente e mentalmente. L’ansia e la paura sono cresciute al punto che diventava uno sforzo uscire di casa per il timore di contagiarsi.
Ora però le cose sono un po’ cambiate e molti lavoratori sono rientrati in presenza.
Che fare?

È normale che trascorrendo più tempo nella propria casa, tornare al lavoro sia vissuto con timore. Non è semplice per nessuno adeguarsi, riorganizzarsi, accettando cambiamenti imposti e non dipesi dalla propria volontà. La parola angoscia deriva dal latino angere = stringere.

Descrive una condizione di sofferenza psichica intensa: ansia, paura, depressione. Uno stato emotivo doloroso e oppressiva. Senso di smarrimento, frustrazione ed incertezza accompagnano il rientro di ogni lavoratore che, oltre al timore latente del contagio, percepisce l’incertezza rispetto alla realizzazione di progetti e al raggiungimento di obiettivi.

È necessario procedere con calma, cercando di capire quali sono le paure principali, mettendo in atto tutte le precauzioni necessarie ma forzandosi anche un pochino, quando si sentono resistenze mentali chiaramente dettate solo dalla propria paura.
Un giorno alla volta.
Un passo alla volta.
Un respiro alla volta.

Obiettivi minimi dai quali ricominciare, senza dimenticare che tutti i colleghi hanno – come noi – gli stessi problemi e le stesse paure.
Avere il coraggio di iniziare a parlarne può aiutare se stessi e gli altri a diminuire l’ansia e la paura; riprendere l’abitudine a frequentarsi ritrovandosi insieme al coffee break.

Chi sono

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Attraverso la mia attività di life teaching mi occupo di benessere psicofisico. I miei punti di forza sono l’approccio combinato, mentale e fisico: esso serve innanzitutto per far luce sui sintomi, poi per imparare a gestirli e, infine, scoprire che hanno anche radici emotive (lavorative, di relazione, familiari…).

Senza la consapevolezza che l’essere umano è uno (olos) e che tutto quello che succede sul piano fisico ha un riflesso su quello emotivo (e viceversa), questo lavoro risulta incompleto. I sintomi possono ridursi o scomparire… ma è un risultato temporaneo: prima o poi lo stesso sintomo, aggravato, o un altro sintomo evidenzieranno un disagio che ha radici più profonde.

L’approccio individuale (ogni persona è unica, esattamente come tutti gli altri) permette di affrontare il sintomo – che in genere costringe la persona a rivolgersi a un professionista – in modo esclusivo, mentre il cliente impara via via a diventare un “esperto” di se stesso.

Respirazione, attenzione, presenza, consapevolezza ed esercizi personalizzati (training) permettono di far fronte al problema, di gestirlo e – infine – di superarlo. Inoltre, gli strumenti appresi rimangono per sempre a disposizione.

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