Luisella Urietti

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Come sopravvivere allo stress da lavoro
e dormire sonni tranquilli

Come sopravvivere allo stress da lavoro

Lo stress da lavoro invade la vita di ognuno e contamina progressivamente tutto il tempo a disposizione, sia nella fase attiva che in quella passiva (sonno).

Purtroppo è impossibile lasciare lo stress da lavoro sul posto di lavoro e uscire con bagaglio leggero.
Senza dimenticare che con lo smartworking il luogo di lavoro è spesso la nostra casa, finito di lavorare continuiamo a stare nello stesso spazio. Come fare? È necessario mettere in atto delle “strategie di sopravvivenza” . Quella di oggi si chiama chiudere la porta.
È vitale imparare a “chiudere la porta alle nostre spalle” quando “finiamo qualcosa/usciamo da qualcosa”, fisicamente ma anche… mentalmente.
Uscire dal “lavoro” significa uscire dalla dimensione professionale della nostra vita, l’altra è quella privata.
Si tratta di apportare un cambiamento alle nostre abitudini: quegli schemi di comportamento ripetitivi – e automatici – che regolano la nostra vita in toto.
Per farlo, ci vuole tempo e progressività, per poter introdurre nel nostro quotidiano nuovi atteggiamenti senza far reagire il “pilota automatico” attivo in tutti noi.
Allora proviamo a includere nella nostra giornata piccoli esercizi concreti, che riportano ogni giorno l’attenzione al cambiamento e che predispongono la mente a una maggiore flessibilità.
Possiamo scegliere 1 soggetto al giorno, anche non sempre lo stesso, e fare questo esercizio per un mese.

Esercizi di chiusura

A volte non chiudiamo materialmente le porte alle nostre spalle, o le accostiamo senza chiuderle oppure le dimentichiamo aperte perché la nostra attenzione è altrove.

Barattoli/contenitori Chiudiamo “fisicamente” i barattoli (bagnoschiuma, tubetti del dentifricio, detersivi….). Quante volte li lasciamo aperti? Quante volte qualche familiare ce lo fa notare?

File temporanei. Il nostro desktop è super affollato, esattamente come la nostra mente. E, come la nostra mente, è rallentato… Impariamo a chiudere i file temporanei, ma anche le cartelle, i link….

Spegniamo le luci uscendo dalle stanze. Anche qui si tratta di attenzione, entriamo ed usciamo dalle stanze molte volte al giorno. Spegnere le luci significa diminuire l’inquinamento, risparmiare denaro ed energia, ed… predisporre la mente al cambiamento.

Piccoli servizi. Quante volte abbiamo rimandato/posticipato di portare ad aggiustare un utensile da cucina o un altro oggetto non funzionante, oppure ritirare un capo in lavanderia, oppure ancora portare gli abiti inutilizzati a un servizio di raccolta… Scriviamo un elenco di piccole azioni in “stand by” e cominciamo, ogni settimana, ad agire e a toglierne una dalla lista.

Sono tutti esercizi cognitivi che forniscono sempre lo stesso input alla nostra mente: chiudere, terminare, concludere, ridurre l’elenco delle piccole azioni posticipate da tempo…

L’essere umano è olos (indiviso) e le varie parti di cui siamo composti (cervello, emozioni, fisico…) comunicano incessantemente fra loro.

Così facendo alleggeriamo il nostro “desktop” mentale, creiamo spazio, risparmiamo energia… e, meno sovraccarica, la nostra mente riuscirà anche a riposare meglio. Ci vorrà un po’ di tempo… ogni cambiamento richiede una fase di assestamento.

Chi sono

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Attraverso la mia attività di life teaching mi occupo di benessere psicofisico. I miei punti di forza sono l’approccio combinato, mentale e fisico: esso serve innanzitutto per far luce sui sintomi, poi per imparare a gestirli e, infine, scoprire che hanno anche radici emotive (lavorative, di relazione, familiari…).

Senza la consapevolezza che l’essere umano è uno (olos) e che tutto quello che succede sul piano fisico ha un riflesso su quello emotivo (e viceversa), questo lavoro risulta incompleto. I sintomi possono ridursi o scomparire… ma è un risultato temporaneo: prima o poi lo stesso sintomo, aggravato, o un altro sintomo evidenzieranno un disagio che ha radici più profonde.

L’approccio individuale (ogni persona è unica, esattamente come tutti gli altri) permette di affrontare il sintomo – che in genere costringe la persona a rivolgersi a un professionista – in modo esclusivo, mentre il cliente impara via via a diventare un “esperto” di se stesso.

Respirazione, attenzione, presenza, consapevolezza ed esercizi personalizzati (training) permettono di far fronte al problema, di gestirlo e – infine – di superarlo. Inoltre, gli strumenti appresi rimangono per sempre a disposizione.

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